Fiabe da brividi!

Molte fiabe classiche contengono fatti o particolari piuttosto raccapriccianti. Tuttavia, col tempo questi aspetti “horror” sono stati edulcorati per rendere le storie più adatte ai bambini.

Quali sono queste fiabe e perché, all’origine, erano così macabre? Qual era l’obiettivo di questi racconti terrificanti?

Indaghiamo!

Molte fiabe classiche, soprattutto quelle raccolte dai fratelli Grimm, Charles Perrault o Hans Christian Andersen, contenevano elementi raccapriccianti che oggi, nelle versioni moderne, sono stati edulcorati o interamente rimossi, in quanto destinate a un pubblico infantile. Questi racconti, nella loro forma originale, erano spesso molto più cupi e brutali, rispecchiando le paure e le difficoltà della vita reale di quel tempo.

Vediamo alcune delle fiabe più note e i loro aspetti macabri originali.

1.Cappuccetto Rosso

Versione originale

Nelle prime versioni della fiaba, il lupo non solo mangia la nonna, ma invita Cappuccetto Rosso a cibarsi dei resti e a bere il suo sangue, senza che la bambina se ne accorga. In alcune versioni, il lupo violenta la bambina prima di ucciderla. In questa fiaba, nelle prime versioni, non c’è salvezza: Cappuccetto Rosso, alla fine, viene divorata dal lupo.

Obiettivo

La fiaba era un monito sulla pericolosità degli sconosciuti, soprattutto per le giovani ragazze. Il lupo rappresentava spesso il simbolo di un predatore sessuale. Il finale terribile serviva come ammonimento molto diretto.

2. Hansel e Gretel

Versione originale

I bambini sono abbandonati dai genitori per fame e nella casa della strega si trovano di fronte a tentativi di cannibalismo. La strega, infatti, vuole ingrassare Hansel per mangiarlo. Alla fine, Gretel uccide la strega gettandola nel forno.

Obiettivo

La fiaba rifletteva la terribile condizione di povertà e carestia in Europa nel Medioevo, dove l’abbandono dei bambini per mancanza di cibo era una realtà abbastanza comune. Le scene di cannibalismo rappresentano l’estremo orrore della fame.

3. Biancaneve

Versione originale

La matrigna malvagia ordina al cacciatore di portarle il cuore e il fegato di Biancaneve, che intende poi mangiare. Alla fine della storia, la matrigna è costretta a indossare scarpe di ferro roventi e a danzare fino alla morte.

Obiettivo

Il cannibalismo e la punizione della matrigna riflettevano l’idea della giustizia divina o karmica. Le storie di invidia e vendetta come questa erano un avvertimento contro i pericoli della gelosia e del desiderio di potere.

4. La Bella Addormentata nel Bosco

Versione originale

Nella versione di Giambattista Basile, la bella addormentata, di nome Talia, non viene svegliata da un bacio, ma viene trovata da un re che la possiede mentre dorme. Lei dà alla luce due gemelli senza mai svegliarsi e uno di questi succhiandole un dito rimuove la scheggia che l’aveva addormentata. Alla fine, il re torna, innamorato e uccide la moglie per sposare Talia.

Obiettivo

La storia originale sottolineava i pericoli dell’abuso di potere da parte della nobiltà, ma rifletteva anche una visione cinica sulla vita femminile, in cui le bambine e le donne erano spesso vittime di desideri maschili violenti, spesso consentiti e legittimati.

5. Cenerentola

Versione originale

Nella versione dei Grimm, le sorellastre di Cenerentola si tagliano parti dei loro piedi (dita o tallone) per cercare di farli entrare nella scarpetta. Alla fine, vengono punite in modo esemplare: gli uccellini amici di Cenerentola beccano loro gli occhi fino a provocarne la cecità.

Obiettivo
Il taglio dei piedi e la cecità finale delle sorellastre erano simboli del sacrificio vano e della giustizia retributiva. La fiaba rappresentava il trionfo della virtù sulla malvagità, anche se in modo estremamente

6. Raperonzolo

Versione originale

In alcune versioni della storia, Raperonzolo rimane incinta del principe durante le loro visite segrete nella torre. La strega la scopre quando nota che i suoi vestiti sono diventati troppo stretti. Quindi, manda nel deserto Raperonzolo, dove dà alla luce due gemelli. Il principe, accecato dalla strega, vaga fino a quando la ritrova. Ma le lacrime della fanciulla gli ridanno la vista.

Obiettivo

La fiaba rappresentava un avvertimento contro il sesso prematrimoniale e l’inganno. La punizione di Raperonzolo e del principe era una lezione morale sulla trasgressione e le sue conseguenze.

Ma perché queste storie erano così macabre?

Le fiabe, nella loro forma originale, erano spesso destinate non tanto ai bambini quanto agli adulti o a un pubblico misto e riflettevano la dura realtà della vita di un tempo.

Le società premoderne erano caratterizzate da povertà, malattie, violenze e ingiustizie. Queste storie terribili servivano a trasmettere lezioni morali attraverso la paura.

Elementi come il cannibalismo, la violenza e la morte erano molto comuni, in quanto erano parte della vita quotidiana. Le fiabe dovevano insegnare come affrontare questi pericoli.

Qual era dunque la loro funzione?

1. Lezione morale

Le storie spesso avevano una forte componente morale. I personaggi che commettevano atti di invidia, crudeltà o inganno venivano puniti in modo esemplare.

2. Esorcizzare paure collettive

La paura della fame, della povertà, del tradimento e della morte erano assai comuni nella vita quotidiana. Le fiabe riflettevano queste ansie.

3. Controllo sociale

Le storie servivano come avvertimento su come comportarsi, soprattutto per le donne e i bambini, che dovevano stare attenti ai pericoli che li circondavano (predatori, abusi, cattiva condotta sociale).

4. Catarsi

La brutalità di molte fiabe permetteva alle persone di affrontare indirettamente i propri timori. Vedere i malvagi puniti e i buoni premiati portava un senso di giustizia e sollievo emotivo.

Col passare del tempo, molte di queste storie sono state rese più dolci, per adattarsi a un pubblico infantile moderno e a una cultura che ha ridotto l’uso della paura come strumento educativo.

La versione originale di queste fiabe, oggi, rimane come testimonianza di tempi antichi e di una mentalità molto diversi da quelli odierni.